Sono gli anni in cui l’artista acquisita la sua indipendenza, opera nel suo atelier-fornace libero di ricercare forme nuove che gli consentano di esprimere il proprio sentire e, seguendo la sua vocazione per l’arte, avvia una personale ricerca incentrata sulla poetica del vetro. Da lì, inizia il suo dialogo con la materia, con il proposito di riconsiderare e affrontare tutte quelle problematiche che essa comporta e nello stesso tempo, per poter dare alle sue indagini un indirizzo innovativo.
Putto, 1968
Vetro violetto al neodimio, 30×22×20 cm
Torso d’atleta, 1971
Vetro grigio chiaro, 58×27×15 cm
Progetto per figura maschile, 1971
Superficie continua, 1973
Vetro violetto al neodimio, 36×24×14 cm
Collezione privata
Tubi, 1972
Vetro grigio chiarissimo, 38×38×20 cm
Esposta alla 36ª Biennale di Venezia
La danza, 1974
Vetro rosato, base in vetro grigio scuro, 98×43×26 cm
Progetto esecutivo per Contrappunti, 1973
Contrappunto, 1973
Cristallo trasparente, 25×40×9 cm
Livio Seguso 1970
…I vetri di Livio Seguso non si concedono a elaborazioni tecniche di effetto. Lavorati a caldo, si generano da un nucleo inanellato nella dialettica della luce, la cui forma illuminata e illuminante è ambigua immagine riflessa. […] Nella forma simbolo emblematica l’annullamento della scultura come analisi avviene attraverso la concessione che la scultura deve essere poesia. Il linearismo serrato di curve e controcurve, la simultaneità di impercettibili movimenti, il riporto sul piano di profili convessi e concavi capaci di isolare frammenti di incontestabile sensualità, traducono con inquietudine e appassionata malinconia questa rapinosa estasi.
Luigina Bortolatto, critica d’arte, Treviso